L’orrore della flotta inglese per il disonore di Nelson a Napoli

Jonathan North conclude il suo saggio storico “ Nelson at Naples” con tali inequivocabili parole: “ Nelson teneva in rilevante stima la sua reputazione e il suo onore. Sfortunatamente a Napoli, perse sia la reputazione che l’onore. D’altronde, come ricorda la storica inglese  Lucy Riall  “ perfino i più benevoli trai i biografi dell’ammiraglio Nelson ammettono  che a Napoli Nelson “si comportò in contraddizione con il suo carattere e la sua formazione”, mentre uno dei suoi primi biografi, lo scrittore e storico Robert Souhtey in Life of Nelson del 1813 riconosce che nelle vicende della Repubblica Napoletane del 1799 il comandante inglese si era reso responsabile non solo di “una deplorevole operazione che aveva segnato con una macchia non solo la memoria stessa di Nelson, ma costituiva altresì un episodio che ledeva lo stesso onore dell’Inghilterra. Cercare di nasconderlo sarebbe vano; giustificarlo sarebbe offensivo. Non c’è alternativa per chi non voglia rendersi a sua volta colpevole se non registrare questa storia con dolore e con vergogna” Leggendo, inoltre,  il testo di Barry Unsworth “Losing Nelson” si vive tutto il tormento del protagonista del romanzo, che, adorando estaticamente il comandante Horatio Nelson fino ad identificarsi con lui, non riesce a dare una giustificazione al comportamento del suo eroe nel corso degli eventi che lo videro protagonista in negativo quale terribile oppositore della Repubblica Napoletana del 1799 e mero esecutore degli ordini di Ferdinando IV e della regina Maria Carolina.

In effetti, Horatio Nelson aveva invalidato, anche  provocando l’ orrore dei propri ufficiali,  il trattato di capitolazione dei repubblicani napoletani, siglato il 19 giugno 1799, un armistizio a cui si era giunti dopo intense trattative e che recava la firma dello stesso Cardinale Ruffo, del generale borbonico Micheroux, dei rappresentanti degli alleati dei Borbone (  Keraudye per l’imperatore russo,  Bonieu per la Porta turca, di Edward James Foote per il sovrano britannico), di Méjan  per i francesi e di Oronzo Massa per i patrioti repubblicani. Tale trattato garantiva ai patrioti napoletani, asserragliati in una coraggiosa difesa nei forti di, di Castel Nuovo, di Castel dell’Ovo e di San Carmine,  i salvacondotti per raggiungere Tolone, e nel contempo stabiliva un armistizio con la forza francese di 800 uomini comandata da Jean Méjan, che occupavano il potente castello fortificato di Sant’Elmo.

La sera del 24 giugno, mentre la città è stata pur con fatica pacificata e si attendeva l’imbarco dei repubblicani per la Francia, così come sancito dal trattato, giungevano nel porto di Napoli altre navi inglesi comandate da Nelson. Il 28 giugno Lady Hamilton, moglie dell’ambasciatore inglese William e amante di Nelson, riceveva dalla regina Maria Carolina una lettera di richiesta di invalidamento del trattato e dell’armistizio. Conseguentemente, nonostante le rimostranze di coloro che avevano firmato il trattato, compresi il cardinale Ruffo e il generale borbonico Micheroux, i repubblicani furono tenuti sulle polacche e sulle navi di Nelson, pur speranzosi di recarsi in esilio in Francia. Invece essi furono trattenuti fino a quando il re non fece ritorno a Napoli il 10 luglio, e da allora furono di nuovo trasferiti nelle fortezze napoletane in attesa di essere giudicati da un tribunale speciale, una cosiddetta Giunta di Stato, che avrebbe decretato la morte di 99 patrioti, tra cui la migliore intellighentia di Napoli, la condanna al carcere a vita per 222 repubblicani, varie pene di carcere per 322 altri patrioti, la deportazione per ancora altri 288 e l’esilio a vita per i più fortunati 67. Il tradimento  di  Nelson  repubblicani fu negli anni deplorato fortemente in Italia e in Europa. Tra gli accusatori  di Nelson vi fu  Benedetto Croce, per il quale Nelson si era rivelato quale l’anima nera della controrivoluzione “ venuto a proteggere quanto fra noi era di vecchio e di pessimo, e a soffocare nel sangue quanto vi era sorto di nobile e generoso”. Precedentemente,  in occasione del primo centenario della Rivoluzione Napoletana, la “ English Historical Review”, principale rivista del tempo, rinnovava le accuse contro Nelson, appoggiandosi su una massiccia nuova documentazione, contenente le memorie dell’ufficiale francese Bocquet, il rapporto di Lomonaco “ al Cittadino Carnot” del 1800, le memorie di Bartolomeo Nardini, la corrispondenza dei repubblicani L’ Aurora, Moreno, Landini, i numerosi documenti pubblicati negli anni Ottanta e Novanta da Antonio Maresca sull’Archivio Storico per le Provincie Napoletane, fra i quali il Compendio di Micheroux, le lettere di Acton pubblicate da Lemmi, il Diario Napoletano del De Nicola. Si giungeva alla conclusione che i patrioti erano stati intenzionalmente ingannati da Nelson, e si facevano proprie le conclusioni di Robert Southey, ripetendole in egual modo.  Antonella Orefice nella sua recente biografia di Eleonora Pimentel Fonseca tratta  la rilevante questione storiografica, ponendo in deciso rilievo  il tradimento di Nelson, a tal punto  che il cardinale Ruffo” inondato di proteste, tentò di tutto, finanche a far presente al Nelson che la rottura di quei patti avrebbe infangato il suo onore di soldato”, ma altrettanto decisamente rimarca l’ambigua condotta di Méjan e la sua “indifferenza di fronte all’annullamento delle capitolazioni” con un fondato sospetto che la sua ambiguità si debba  considerare quale ulteriore tradimento subìto dai repubblicani napoletani anche da parte del generale francese. Jonathan North, nel trattare tutti i vari momenti del trattato di capitolazione, dell’armistizio e della grave violazione  di tale  atto, specificamente nel capitolo “ The Controversy” del suo saggio, riporta una significativa lettera, che dimostra quanto gli stessi ufficiali inglesi considerassero un “orrore” ciò che era stato perpetrato a Napoli da Nelson nel 1799. Molto illuminante, per i vari riferimenti agli altri ufficiali e alla stessa flotta, è il resoconto che Charles Lock  fornisce alla famiglia, evidenziando  un vero e proprio tranello ai danni dei repubblicani napoletani in un contesto di deplorevole situazione, che deve riassumere in quanto “ il messaggero Sylvester” sta per partire. Ciò che è stigmatizzato nel resoconto è il “sentimento di orrore espresso dall’intera flotta” con l’intento di rendere onore alla verità. Si ribadisce, inoltre, che lo stesso Edward James Foote, comandante della flotta britannica, non potrebbe che confermare tale “ sentimento di orrore”, come gli stessi civili, tra cui Lord Northwick e Gordon, che ne furono testimoni. Il “ caso” dell’armistizio tradito fu altresì oggetto di un appassionato intervento alla Camera dei Comuni il 3 febbraio 1800 da parte del deputato Charles James Fox. Egli faceva esplicito riferimento agli eventi napoletani con parole in cui denunciava “la ferocia e l’atrocità con cui i repubblicani erano stati orrendamente assassinati.  L’intervento di Fox fu successivamente pubblicato dal “ Morning Chronicle”.

Bibliografia:

Lucy Riall- Bronte 1860- Capitolo 1: La Ducea- Laterza, 2012

Antonella Orefice, Eleonora Pimentel Fonseca-Salerno Editore, 2019

Jonathan North- Nelson at Naples- Capitolo 13: The Controversy, Amberley Publishing, 2018