Il canone risorgimentale della Nazione italiana

I concetti di «nazione» e quello di «patria» per quanto riguarda l’Italia cominciarono a circolare negli ultimissimi anni del Settecento e  nei primi decenni dell’Ottocento, anni in cui i letterati  si occuparono di questo tema per  diffonderlo in modo capillare  nell’opinione pubblica italiana, soprattutto giovanile.

E’ Alberto Banti a definire quello che può essere considerato il canone risorgimentale letterario dell’Unità italiana. Ad esso fecero riferimento i maggiori giovani protagonisti del lungo percorso del Risorgimento, che trovarono  nelle opere di tale canone l’entusiasmo e le idealità per divenire patrioti di una patria fortemente voluta. Alberto Banti si chiede che cosa significasse la patria e la nazione per tanti  uomini e donne del Risorgimento che decisero di passare all’azione, di agire pericolosamente, andando incontro alla prigione, all’esilio e donando la vita in giovane età. Furono, pertanto, i giovani che nella loro mente e nel loro cuore abbracciarono l’idea di battersi per la Nazione italiana. Infatti, il Risorgimento fu un fenomeno di giovani ribelli alla protervia dei tiranni e all’oppressione straniera, portatori di quelle “tempeste emotive” necessarie a porre con forza la necessità del processo della Nation building.  Basta ricordare che Mazzini volle che alla Giovine Italia fosse proibita l’affiliazione dei maggiori di quarant’anni, quel Mazzini che l’iconografia ci mostra sovente  come una perenne eterna persona matura, mentre era un giovane con i capelli lunghi che suonava la chitarra e che tutti chiamavano “Pippo”. 

Esaminando un campione di 33 Memorie ed epistolari di patrioti del Risorgimento, Alberto Banti redige un canone risorgimentale di testi essenziali, da cui  emerge che per  tali giovani, molti dei quali destinati al carcere, all’esilio e alla morte prematura, l’iniziazione all’idea di Nazione italiana avvenne tramite l’incontro con tali  testi della letteratura nazional-patriottica  nell’arco del periodo compreso tra il  1801 e il  1849, con la consapevolezza che  tali autori o autori –patrioti avessero ben  presente una tradizione intellettuale che datava da Dante,  Petrarca e Machiavelli. Infatti, Alberto Banti esplicita che “ sono incluse le opere coeve che sono citate come fonti di illuminazione patriottica. Non vi sono, quindi, considerati i numerosi riferimenti ai classici che molti lettori ottocenteschi rivestono di significato nazional- patriottico, fra cui fondamentali Dante, Petrarca, Machiavelli”.

Essendo un primo campione essenziale  rappresentativo di una ricca produzione, può sorprendere che mancano alcuni testi. D’altronde, ciascun patriota aveva le sue preferenze, in relazione ad una propria affinità ideale. Ad esempio,  Mazzini era entusiasta di Dante e di Ugo  Foscolo, di cui rinvenne a Londra parti importanti della Divina Commedia illustrata da Foscolo.

 Nel  primo “ catalogo” del canone risorgimentale, comprendente il periodo dal 1801 al 1849,  Alberto Banti include tra le opere poetiche tutte le raccolte di Berchet e di Giusti, le poesie patriottiche di Leopardi, Dei Sepolcri di Foscolo, L’esule di Giannone, Fratelli d’Italia di Mameli, Marzo 1821 di Manzoni e il Risorgimento di Alessandro Poerio.

Tra le tragedie, Giovanni da Procida e Arnaldo da Brescia di Nicolini, Francesca da Rimini di Pellico, Il conte di Carmagnola e Adelchi di Manzoni.

Tra i romanzi, Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Foscolo, Platone in Italia di Cuoco, L’assedio di Firenze di Guerrazzi, Ettore Fieramosca e Niccolò de’ Lapi di D’Azeglio.

Tra le opere storiche, Il saggio sulla rivoluzione napoletana del 1799 di Cuoco, La storia del Reame di Napoli di Colletta, la Storia d’Italia dal 1789 al 1814 di Botta e La guerra del Vespro siciliano di Michele Amari.

Tra i saggi politici, Del primato morale e civile degli Italiani di Gioberti, Delle speranze d’Italia di Italo Balbo.

Tra le opere di memorialistica, Le mie prigioni di Silvio Pellico, Le Memorie di Guglielmo Pepe.

Tra i melodrammi, L’assedio di Corinto, Mosé e Guglielmo Tell di Rossini, Donna Caritea di Mercadante, Norma di Bellini, Marino Faliero di Donizetti, Nabucco, I lombardi alla prima crociata, Ernani, Attila e La battaglia di Lepanto di Giuseppe Verdi.

Ovviamente- evidenzia Alberto Banti-  anche i patrioti letterati avevano una visione diversa in relazione alle convinzioni ideologiche, alle sensibilità filosofiche e alle aspirazioni politiche, ma in tutti vi era l’intento comune di narrare la Nazione italiana con una forza comunicativa tale da imporre la convinzione di una patria agognata durante un lungo percorso, quale fu quello del Risorgimento italiano.

 Bibliografia:

Alberto M. Banti- La nazione del Risorgimento- Einaudi, prima edizione 2000